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Yoga for readers: Pashimottanasana e il (Far) West

26 Febbraio 2018

Lo yoga è anche estetica. Osservare chi è veramente capace a tenere determinate asana, chi sa entrare in posizione con scioltezza e misura, in pieno controllo del proprio corpo, è perdersi nella contemplazione di un rituale perfetto.
Per chi come me ha ancora bisogno di cercare i proprio punti di equilibrio e comprendere i limiti da vincere, anche una posizione ritenuta semplice, ma fatta al meglio delle proprie capacità, è bellezza. Questo mese quindi ho affrontato con pazienza un’asana che, per quanto semplice e per quanto la usassi già nello stretching quando giocavo a pallavolo, ancora non riesco a fare come vorrei: Paschimottanasana.

 

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In sanscrito, “paschima” significa “Ovest”, riferito al lato posteriore del corpo, e “uttana” “allungamento”, perciò letteralmente Paschimottanasana si traduce la “posizione dell’allungamento dell’Ovest o della schiena”. Il nostro allenatore diceva invece di fare i piegamenti in avanti da sedute. Per entrare in posizione ci si siede sul tappetino con le gambe distese in avanti, la schiena dritta e l’intero corpo rilassato.
Inspirando si sollevano le braccia sopra la testa; con l’espiro ci si piega lentamente in avanti iniziando dalle anche, mantenendo la schiena dritta e il collo allineato senza creare la gobba. Lo scopo è avvicinare l’addome alle cosce cercando di afferrare i piedi oppure appoggiare la fronte alle ginocchia. Raggiunto il punto più basso possibile con il busto si piega la schiena e si rilassa il collo, le spalle e la testa, facendo riposare le braccia sopra o a lato delle gambe. Ad ogni espiro bisogna cercare di allungarsi ogni volta di più e cercare di afferrare con le mani la pianta dei piedi. Se non si riesce va bene anche afferrare le caviglie.
Per uscire dalla posizione si srotola lentamente la colonna vertebrale, una vertebra alla volta, fino ad arrivare in posizione seduta.
Pashimottanasana è ottima per allungare tutti i muscoli posteriori del corpo e tonificare e massaggiare la zona addominale pelvica. Da evitare se si soffre di gravi problemi alla schiena come l’ernia del disco o di sciatica.

Per noi occidentali, l’Ovest non è immediatamente collegabile alla schiena. L’Ovest richiama lontane praterie, polvere e cespugli, carovane e spazi enormi dove branchi di Mustang corrono verso il tramonto. La Grande America dei Padri Pellegrini, prima, della Grande Depressione, poi. Proprio di questo Ovest parla il romanzo di Joe R. Lansdale: Tramonto e polvere:

 

Sunset si sentiva piena di vigore, le ossa come di ferro, e continuò a guidare, in un nugolo di polvere che entrava dal finestrino […] Dal finestrino iniziò a vedere il mondo non più ammantato dalla polvere bianca e grigia della strada, ma che si rivelava nel verde smeraldo dei pini e dei cedri del bosco e nell’azzurro del cielo e nel profumo della castilleja e del bluebonnet e del ranuncolo e del girasole e di tutti i fiori selvatici che uscivano dal bosco per fermarsi sull’orlo della strada uno dietro l’altro.

Carrie Lynn Beck, da tutti chiamata Sunset per i capelli rosso fuoco, ha appena fatto fuori il marito. Pete era lo sceriffo di Camp Rapture, borgo cresciuto attorno ad una segheria del Texax Occidentale, ma era anche un uomo violento e un traditore. Una volta vendicata così la sua dignità e ottenuto l’appoggio dell’invincibile suocera Marylin, spina dorsale della comunità, Sunset prende il posto del marito come rappresentate della legge in quella landa schiacciata dalla Depressione. In quegli anni, in quei luoghi essere donna era tre volte più difficile che in qualunque altro posto: occupare una posizione di potere poi quasi impensabile. Eppure Sunset riesce a stare in equilibrio, per il bene suo e di quello di sua figlia, indagando su un efferato omicidio che porta la firma del suo defunto marito.

Anche i “western” hanno la loro bellezza. Le persone, i paesaggi, le situazioni sembrano rasentare l’ingenuità e la semplicità eppure se affidate alla penna di un poeta come Lansdale luccicano di meraviglia. Un banale dialogo scartavetra la vera essenza delle persone, un’immagine ti porta di colpo in quel lontano Ovest. La bellezza è data da ciò che appare semplice, in equilibrio tra sforzo e rilassamento, tra l’essere donna e dover far rispettare Dio e la Legge in un luogo sperduto. E quando ci si accorge di questo, si capisce che nelle cose più semplici c’è la vera sfida.


Giulia Pretta

Una mangiatrice di libri e di buon cibo. Un'indossatrice di classici e di dettagli vintage. Incarnante di ogni clichè.

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